Il mio calvario

Il mio calvario

Settembre 2, 2020 0 Di .

Dopo 9 anni ed 8 mesi ad Everglades sono stato trasferito a sorpresa. Mi hanno svegliato alla 1.30 di venerdì
mattina con un non proprio cortese: “Pack your shit, you are getting transfered!” Impacca le tue cose, ti
trasferiamo! (O meglio:”Imballa la tua merda, stai per essere trasferito”). Ancora semi-addormentato e colto
alla sprovvista, ho dovuto fare i bagagli al buio e frettolosamente per poi rimanere 8 ore in attesa con catene
ai piedi, tipo Banda Bassotti (senza palla per fortuna!).

Ci hanno fatto salire su di un decrepito bus/corriera, abilitato per 20 persone, in 29! Per ragioni di sicurezza
non ci fanno sapere né dove siamo diretti, né quando si parte. Dopo circa un’ora di viaggio arriviamo al
centro di smistamento detenuti del sud della Florida. Tre giorni di sosta senza riposo o comodità. Non
sapendo quando si riparte siamo sul “chi va là’” costante. Le celle qui sono molto peggio della cuccia ad
Everglades. Ho la sensazione di un incremento del livello di sicurezza in questo mio trasferimento. Forse e’
stata prospettata l’ipotesi di un’imboscata da parte di qualche sfegatato sostenitore…. .
Altra sveglia ultra mattutina alle 2.30, cinque ore di attesa questa volta incatenato stile Houdini, per poi
intraprendere un viaggio di cinque ore ed arrivare al “Centro Florida smistamento detenuti”, considerato il
centro di detenzione con le regole più rigide di tutta la Florida. Questo posto fa impallidire la più austera caserma di cadetti militari!

Siamo alla periferia di Orlando, a meno di 1 km da un’enorme centrale nucleare per l’energia elettrica. Sono
cosi’ allucinato dalla stanchezza che le due massicce torri coniche di cemento, mi ricordano le torri del Vajolet (senza neve, stelle alpine e canederli!)
Sto indossando la stessa uniforme da quattro giorni e, arrivato nel dormitorio, la prima cosa che faccio è
lavare boxer, maglietta e calzini con mezza barra di sapone recuperata al mercato nero. Immaginatemi come
comparsa, lavando i panni, nel retroscena di un vecchio film di Anna Magnani!
Dato che si tratta di un centro di smistamento ci viene detto che ogni mattina alle 3 ci faranno sapere se
proseguiremo il trasferimento o meno. Per 4 settimane la frase è identica : “ May be another day, bad luck!” – “Forse un altro giorno, per tua sfortuna!” 
Durante il giorno è obbligatorio lasciare il dormitorio ed uscire alla “ricreazione“, un’area equivalente alla superficie di 3 campi da calcio aggregati con un unico gazebo-padiglione, principalmente usato dalle guardie. Il berretto e’ permesso solo previo certificato medico e solo per coloro che hanno un cancro della pelle.
Dopo due giorni di esposizione al sole sembriamo un gruppo di pomodori vestiti d’azzurro, dopo quattro
giorni una comunità di lebbrosi!
72 letti a castello, 5 lavandini, doccia e 4 gabinetti. L’uso del telefono è limitato ad una telefonata ogni 3 giorni.

Quando riesco ad adattarmi alla rigida routine, ancora una volta inaspettata, arriva la sveglia per la trasferta.
Essendo l’unico H04 (il codice di custodia piu’ elevato) vengono richieste 2 guardie supplettive. Mi fa sorridere sentire il messaggio alla radio ricevente in mano alla guardia più vicina : “ Be very careful, you are handling an H04” .“Fate molta attenzione, state scortando un H04!” Jack lo squartatore, fatti da parte!!
Rimango in solitario isolamento fino alla 1 del pomeriggio e poi di nuovo sul bus della “Calvario Express” che sempre più mi ricorda i veicoli per trasporto animali!
Questa volta pero’, tra le fitte sbarre, ho trovato una fessura e riesco, facendo capolino, a vedere l’esterno.
L’osservare la gente, le strade, gli alberi, le automobili e gli edifici e’ un diversivo. Ne avevo dimenticato l’effetto!
Quando siete giù di morale provate anche voi a vedere la bellezza nelle cose più semplici che vi circondano.
Vi renderete conto di quanto sia bella la vita se ci si sa accontentare….

L’ultimo mio viaggio fu 4 anni fa, quando eravamo stati evacuati a causa di un incendio nelle vicinanze della
recinzione di Everglades. In quel caso si tratto’ di un viaggio “al buio” di 13 ore , senza diversivi, fino quasi al
confine con l’Alabama…
Arriviamo ancora una volta (per tornare a questo viaggio) al “South Center”. Mi domando il senso di questo avanti-indietro, ho il dubbio che stiano cercando di stancarmi. Una pausa di 8 ore, per poi ripartire verso un’altra meta sconosciuta, spero definitiva. Dopo un’ora di viaggio arriviamo ad un cartello che dice: “Istituzione Penale di Florida City “. Siamo vicini alla cittadina di Homestead, un’ora da Miami in direzione sud-ovest. A poca distanza e’ sita una base di aviazione militare importante, simile a quella di Aviano in Italia.

Poco fa ho visto passare, nel cielo sopra di noi, due F16 in formazione lasciando una doppia scia bianca a
sfiorare il tetto delle nuvole.
La mia mente rapidamente ha viaggiato nel passato, ricordando la tragedia del Cermis! Due jets americani in vena d’esibizionismo e l’idiozia di passare sotto il cavo della funivia per dimostrare la loro bravura.
Esibizionismo che costo’ la vita a tante persone nel mio amato Trentino.
Mi venne proposta l’ipotesi di uno scambio con quei piloti kamikaze. Io sarei rientrato in Italia per sottopormi allo scrutinio del sistema giudiziario italiano. Il pilota sarebbe stato consegnato alle autorità americane per lo schiaffetto di routine! Rifiutai, fresco di una sentenza assurda e convinto che la giustizia vera avrebbe prevalso nella fase d’appello. Un’altra ragione, più personale, fu il fatto che non volevo la facessero franca.
Volevo che pagassero le conseguenze per quelle vite bruciate. A distanza di 9 anni e col senno di poi, mi rendo conto della futilità di quella mia decisione. I piloti americani sono ora liberi, spavaldi e godono della loro pensione, mentre io sono ancora qui dentro a marcire. Le due scie bianche si sono completamente dissolte, diventate parte delle nuvole loro stesse, cosi’ come lo e’ la mia reminiscenza.

Riprendo contatto col pianeta terra quando mi viene chiesto di svuotare il contenuto delle due piccole borse di plastica che contengono le poche cose che possiedo. Un austero sergente mi dice che orologio, cuffie, radio, cintura e ciabatte (con me fino dal mio arrivo ad Everglades, quasi 10 anni fa’!). Devo gettarle in un sacco predisposto perché qui sono contrabbando. Accenno un debole tentativo di replica e fulmineamente ricevo un messaggio inequivocabile, che non lascia dubbi: “You are now skating on thin ice!” “ Stai adesso
pattinando su ghiaccio sottile!”.
Da buon intenditore getto la maggior parte delle mie proprietà nella spazzatura. Ho il sospetto, non tanto velato, che tale spazzatura abbia un sistema di riciclaggio alternativo e che a breve rivedrò le mie cose indossate da altri.
Non reagisco, in questi anni ho imparato, a fatica, ad accettare ciò che non posso cambiare. Anche se il primo impatto e’ decisamente negativo, so per certo che se mi piego volontariamente non ti possono spezzare!

Questo “residence” e’ diviso in 2 zone. La zona sud per la minima custodia, la zona nord per l’alta custodia.
Per mancanza di letti vengo temporaneamente assegnato al dormitorio “Alfa 2” (lo stesso nome di quello ad Everglades dove rimasi una settimana!).
Sono stato informato che appena ci sarà disponibilità, verro’ trasferito al dormitorio”Hotel “o “Juliet” nella zona nord!
Le due zone distano circa 400 metri e sono separate da 2 recinzioni non elettrificate.
In questo dormitorio la media delle sentenze e’ di 3 anni, la mia data di rilascio e’ l’anno 9999 e quindi mi mancano ancora 7989 anni; spero ci sarà ancora la neve a quel tempo, cosi’ anche da vecchietto potrò farmi una bella sciata !
In compenso, per buona condotta, mi danno uno sconto della pena di 10 giorni al mese. Ne ho già collezionati 1500, quasi 4 anni… pero’ io non mollo, grazie a voi non mollo, grazie a voi ho la voglia di sorridere ad insulti e depravazioni da parte dei “marroni” (un ”double entendre” qui non guasta!).
Non posso negare che sono riusciti a lavorarmi ai fianchi, ma ancora non mi hanno messo KO! Negare la stanchezza sarebbe ipocrisia, pero’ tengo duro nel fisico e nella mente, per continuare a lottare le innumerevoli riprese future.

Mentre vi scrivo sono in attesa di sapere se e’ stata concessa la visita speciale per Claudio, il mio compagno più caro della gioventù trentina. Se verrà sarà, per usare parole leopardiane, “piacer figlio d’affanno…” Roberto sta lavorando con la sua fantastica capacita’ elocutoria per facilitarne l’esito positivo.
Intuito o premonizione? Sono le 9.50 di sabato mattina e ho ricevuto l’avviso di visita. Vi lascio, per il momento, riprenderò questa mia al rientro.

Eccomi di ritorno, sono le 15.15 e ho appena lasciato Claudio e Roberto. La visita è stata bellissima.
L’iniziale abbraccio di Claudio mi ha lasciato senza fiato, meno male che ne e’ permesso uno solo! Da buoni trentini abbiamo mascherato l’emozione parlando di dieci soggetti diversi contemporaneamente. Sono passati quasi 10 anni dalla sua ultima visita, ma l’effetto e’ identico. Claudio adesso e’ più maturo, ha lavorato duro e incontrato difficoltà in questi ultimi anni. Le ha superate e ha avuto successo. Io ne sono particolarmente orgoglioso.
E’ venuto con la figlia Carlotta che adesso ha 22 anni e ne aveva 9 quando venne a visitarmi con Claudio a Miami nel 1997.
Fu Claudio che, in concomitanza di quella visita, mi accompagno’ a togliere i sigilli alla Houseboat famigerata! (Non dico di piu’ che magari me lo arrestano… !)
La sua visita con Roberto (chaffeur ed interprete personale di Claudio ) e’ stata intensa e ha immediatamente cancellato la stanchezza accumulata nel tragitto calvario. A tal punto che Claudio e’ costretto ad interrompermi e dirmi : “ Ma lasci raccontare qualcosa anche a me o parli solo tu? “ . Cosi’, “touché”, mi sono messo la lingua in tasca ed ho ascoltato, anche se un po’ riluttante, le storie e le avventure dell’ultimo decennio.
Alla prima pausa, pero’, gli ho rifilato il pastroccio di rito. Claudio e’ riuscito ad evitare il tonno citando una presunta allergia con la complicità di Roberto, che fischiettando, faceva finta di niente!
Per quanto cercassi di congelare il tempo, le ore sono trascorse velocissime e durante l’abbraccio finale ci siamo dati appuntamento per domani alla stessa ora!

Qui infatti, a differenza di Everglades, le visite sono permesse sia il sabato che la domenica. Incomincio a scoprire qualche lato positivo di questo inferno. Mi ci vorrà ancora un po’ di tempo per familiarizzare con le regole e direttive vigenti.
Purtroppo classificazione mi ha preannunciato ieri che, visto il mio alto livello di custodia, non potrò lavorare ne’ nel reparto educazione ne’ nella libreria! Qui gli “accazeroquattro” sono assegnati al lavoro di “houseman”, si occupano cioè della manutenzione del dormitorio dove risiedono.
Vorrà dire che ne approfitterò per dedicare più tempo all’esercizio fisico e quando esco mi chiamerete “Chico Atlas”.
Non tutti i cambiamenti vengono per nuocere. Anche in quelli con fini celati!
Incredibilmente ho già trovato colleghi di Everglades trasferiti precedentemente. Mi hanno accolto calorosamente, forse perché hanno bisogno di ripassare l’algebra o di tradurre una lettera ricevuta in altra lingua da qualche “pen pal”. La motivazione della loro accoglienza a me non importa, perché ritrovare visi ( o meglio ceffi) conosciuti velocizza il mio processo d’adattamento. Qui siamo in 1600 ( 200 meno di Everglades), il parco visita, anche se più piccolo, e’ molto meno affollato.
Mi sono ripromesso di trovare uno spiraglio di positivismo anche nella più totale negatività. Sono come il cercatore d’acqua nel deserto, armato solo di un rudimentale bastone direzionale. Invece di acqua cerco, altrettanto disperatamente, dei lati positivi.

Se avete idee che possano aiutare la causa fatemelo sapere, ogni idea intelligente sarà vagliata al fine di migliorare la funzionalità del gruppo. Non ho il minimo dubbio che la mia possibilità più concreta di riavere la mia libertà passa attraverso di voi. Vi chiedo solo di coordinare le vostre iniziative. Alcune sporadiche iniziative, anche se giustificate, se lasciate a briglia sciolta, possono creare più danno che aiuto. Le dimostrazioni in piazza vanno benissimo, ma incatenarsi all’Ambasciata americana e’, per il momento, un po’ eccessivo.
Vediamo come prosegue la macchina politica giudiziale italiana, se si dimostrerà ineffettiva allora si che verrà il momento per fare la voce grossa.
Anche se purtroppo il problema principale non e’ in Italia!
Al sistema giudiziario americano importa relativamente del nostro gruppo, pero’ a volte anche il ciottolo più minuscolo può bloccare il “calcagiarra americano”.
Il lavoro che state facendo per me e’ come la goccia che, cadendo per anni nello stesso posto, scava anche la roccia! Siete come una colonna di formiche operaie che, instancabili, procedono nel loro lavoro, affrontando e superando qualsiasi ostacolo venga loro interposto.
La formica e’ un insetto incredibile, riesce a trasportare un peso di 50 volte superiore a quello del loro corpo.
85.000 volte 50 supera i 4 milioni! Quattro milioni di richieste di far luce su uno dei più grandi e mascherati errori giudiziari di questo secolo. Un errore che il sistema giudiziario della Florida ostinatamente continua a negare. Un errore che mi ha tolto la famiglia gli amici e la libertà!
Invertendo le parti, e’ tempo per coloro che hanno sbagliato di pagare, e’ venuto il momento di fronteggiare le conseguenze e questo momento inizia adesso! ( Ricordate la chiusura dell’arringa finale dell’accusatore?)
Siete un altro Zola, 85.000 cuori che lanciano un “ J’ACCUSE “ perché non possono accettare un altro Sacco e Vanzetti.
Questa e’ la ragione della mia certezza dell’esito positivo per questo incubo. Non dimenticate che siete la flebo che mi tiene in vita!
Credetemi non e’ facile scrivervi! Non perché non mi faccia piacere comunicare con voi, ma per i sentimenti che vengono a galla, la rabbia per essere impotente di fronte a tale ingiustizia. Non e’ solo con voi, ma anche quando scrivo ai miei figli spesso non riesco a terminare le lettere, o per paura della razionalità ed interpretazione del contenuto o per paura delle mie reazioni, delle reazioni dei miei figli. Non voglio che crescano con l’odio per il sistema giudiziario americano, non voglio che pensino che ogni poliziotto e’ malvagio o corrotto. Voglio che capiscano che nessuno e’ perfetto! Ne’ persona fisica ne’ sistema, pero’ voglio che capiscano quanto sia importante ammettere d’aver sbagliato, anche se ciò comporta severe conseguenze.
E’ una questione di principio.
Se sei innocente il sistema non può importi di fuggire perché c’è una remota possibilità che non verrai creduto.
Sapevo dell’imminente arresto dopo lo smacco dell’accusatore di Stato e della sua accusa di frode andata in fumo. Era la sua unica possibilità di non perdere la faccia, la vita di un uomo per salvaguardare il prestigio personale!
Avrei potuto rientrare in Italia, avevo sia i mezzi che la possibilità economica. Eppure non lo ho fatto. Non volevo che i miei figli, familiari e amici avessero dubbi sulla mia innocenza. Volevo dimostrare che non avevo il minimo motivo per un atto cosi’ crudele.
Tuttora sono convinto che grazie a voi la verità verrà a galla!
Il mio cuore è con voi.
Un immenso abbraccio.
Chico