Lettera della Criminologa Anna Vagli per Chico Forti
Anna Vagli: Giurista, Criminologa investigativa, Scrittrice, Giornalista-Pubblicista, Esperta in Scienze Forensi, Psicologia Investigativa, Sopralluogo tecnico sulla Scena del Crimine e Criminal Profiling. È altresì specializzata in Neuro-Scienze applicate presso l’Harvard University.
È consulente Tecnico in alcuni dei principali casi di cronaca nera nazionale, come il caso Ragusa e il caso Lo Piccolo Evan. È ambasciatore e volto di S.A.R.A. Women security program, direttore scientifico di un master in investigative sciences in partnership con Studio Cataldi e direttore scientifico del master first certificate in partnership con Formazione Giuridica, Scuola Zincani. È opinionista televisiva e radiofonica nei programmi di approfondimento giornalistico sulle reti nazionali.
La Criminologa Vagli segue attentamente la vicenda di Chico e nel 2019 ha scritto anche un articolo in merito alla sua storia: https://www.lagazzettadilucca.it/rubriche/2019/11/chico-forti-e-amanda-knox-un-condannato-senza-prove-di-colpevolezza-e-unassolta-senza-prove-di-innocenza/
Qualche giorno fa ha inviato una splendida lettera di vicinanza e Chico ci tiene a condividerla con tutti voi!
Buona lettura
“Caro Chico,
In questo momento così difficile ho voluto scriverti la mia vicinanza attraverso una lettera.
Voglio iniziare con il dirti quanto piacere mi abbia fatto ricevere il tuo ringraziamento per l’articolo dal titolo della mia rubrica.
Felice di aver contribuito, anche solo per poco, a regalarti un sospiro di sollievo.
Sai Chico, oltre a scrivere come giornalista, di professione faccio la criminologa.
La tua storia mi ha colpito sin da subito, sin dai tempi del master.
Il mio lavoro, in scienza e coscienza, deve essere sempre improntato alla ricerca di verità e giustizia. E, purtroppo, utilizzare la parola giustizia con riferimento alla tua vicenda è davvero drammatico.
Non è da augurare a nessuno quello che hai dovuto passare e che ancora stai passando: 21 anni di carcere sapendo di essere innocente, 21 anni di traversie giudiziarie nelle quali la tua vita è rimasta sospesa e privata di qualsiasi prospettiva del futuro. Posso solo immaginare come si possa vivere senza certezze, con i pensieri che ti divorano prima la psiche e poi la carne.
Leggendo la tua storia, concepisco sempre il processo a tuo carico come un enorme e macabro gioco di ruolo. Gioco di ruolo nel quale, per definizione, solitamente si interpreta la parte di un eroe, a capo di una squadra di combattenti che deve sciogliere enigmi, sconfiggere nemici, esplorare un mondo immenso e pieno di insidie. E alla fine trovare la strada per affrontare il nemico supremo e ristabilire la pace.
Ti immagino così, Chico. Protagonista costretto a far trionfare la verità contro un sistema barricato da mura così impotenti.
Anni di lotte, anni che sono una vera e propria guerra, specialmente se ti trovi in un Paese straniero e vieni accusato ingiustamente di un delitto brutale ed immotivato, di quelli per cui le persone si indignano e vorrebbero soltanto vedere il colpevole consegnato alla giustizia e rinchiuso in carcere sino alla fine dei suoi giorni.
Chi meglio di te, caro Chico, sa come il carcere sia capace di togliere la libertà e con essa la vita, perché non è vita quella trascorsa in una cella che, se sei fortunato, si trova in un carcere del tuo Paese di origine.
Come ho scritto nel mio articolo, da italiana, non riesco a capacitarmi di come l’Italia sia rimasta a guardare per tutto questo tempo. Tempo nel quale le prove della tua innocenza erano leggibili e tangibili anche ai vertici della politica. Eppure, per anni, nessuno ha mai parlato del tuo giudicato senza appelli, del tuo esilio in un penitenziario di massima sicurezza alla periferia di Miami, conosciuta per il suo essere connubio di sole, mare e moda.
Un Paese, il nostro, che si reputa occidentale e civile, ma che ancora permette che si verifichino vicende del genere e che, nei fatti, abbandona e si dimentica dei suoi cittadini. Non intendo fare alcun tipo di strumentalizzazione politica, e sarebbe anche inconcepibile farlo visto che nell’ultimo ventennio si sono susseguiti esponenti di ogni colore, ma certo mi chiedo come alcuni possano dormire sonni tranquilli, abbracciare le persone care e far finta di niente.
L’Italia, a differenza dell’America nel caso Knox, è rimasta in silenzio, sorda rispetto alla tua condizione.
Non tutta però. Certo, sai meglio di me quante persone in questo Paese ti vogliono bene, quante persone si battono affinché la tua posizione si sblocchi e tu possa tornare in Italia da uomo libero, per abbracciare i tuoi affetti più cari. In primis, la tua cara madre che non incontra i tuoi occhi dal lontano 2008.
Ma c’è una cosa che voglio dirti.
Una cosa che forse più di tutte mi ha colpito in tutta la storia. La tua dignità, la tua pacatezza, il tuo rispettare i tempi di una giustizia che tarda da troppo ad arrivare. Il tuo sorriso, stanco, ma mai di convenienza. La tua speranza e il tuo continuare a credere in un mondo migliore. Forse perché la verità, quella vera, si scrive sempre per sé stessi?
Io muovo da una certezza. A fronte dell’arbitrio del potere bisognerebbe sempre proteggere i cittadini che, prima di essere tali, sono esseri umani.
Con la speranza di sentirti presto,
ti abbraccio forte
Anna Vagli”