Chico Forti: una storia del passato e i complimenti a Tamberi. “Complimenti Gianmarco, il tuo nome resterà per sempre su ogni almanacco sportivo!”
All’isef il mio prof di atletica era Walter Bragagnolo, meglio conosciuto come l’allenatore di Sara Simeoni, la stella italiana e internazionale del salto in alto.
Non riusciva a smettere di parlare o fare riferimenti al salto in alto…
A quei tempi ero versatile in tutte le discipline atletiche, specialmente in quelle che richiedevano movimenti pelvici.
Nella mia classe c’erano molti talenti, tra tra cui due atleti della nazionale: Michele Piovesan (giavellotto), Dino Mascalzoni (110 ostacoli) e Massimo Cestari alias ”Eusebio”, uno dei migliori pallavolisti che abbia conosciuto, nonostante la sua altezza nella media.
Eravamo tutti amici, ma Massimo è sicuramente il più perseverante. E’ diventato Ufficiale delle Forze dell’Ordine, ma nonostante ciò non mi ha mai abbandonato. Resiste forte al mio fianco ancora adesso!
Un’estate, durante la pausa universitaria, ho portato Michele ad aiutarmi nella spiaggia turistica di Riva Azzurra, al confine con Riccione e Rimini…
Avevo bisogno di tutto il buon aiuto possibile, perché ero super impegnato a dividere il mio insegnamento tra WS/surf/nuoto, mentre scattavo foto con un cucciolo di leone e un cucciolo di scimpanzé, come un paparazzo…
Con Michele c’erano sempre competizioni amichevoli…
O il backfilp in avanti o quello indietro, anche se la sfida più ricorrente tra di noi era quella del salto in alto da fermo.
La prima volta che ho visto Michele farlo, saltando da fermo in cima al cavallo con maniglie della ginnastica artistica (più di 1 metro) ho saputo che non sarebbe stato facile emularlo…
Desideroso di imparare un nuovo trucco, però, gli ho chiesto di mostrarmelo, ancora e ancora, così tante volte…
Per fortuna era mio amico, perché chiunque altro mi avrebbe maledetto!
Alla fine, dopo tanti graffi e ore di pazienza di Michele,
finalmente ci sono riuscito..
E’ stata una bella sensazione, quasi come quella di imparare a risolvere il cubo di Rubik (con l’aiuto della figlia dell’Ambasciatore austriaco) in 2 minuti…
La sfida di fare qualcosa ritenuto dagli altri quasi impossibile, mi ha sempre attratto.
Alla fine ho modificato la mia versione, saltando verticalmente dalla parte inferiore di una piscina (con acqua all’interno) atterrando sul bordo.
Per chi ha voglia di provare, in bocca al lupo!
Ho fatto tutti i tipi di salti (purché non fosse Fosbury) utilizzando come base di salto: rocce, ponti, alberi, alberi di barche a vela, elicotteri e aeroplani.
Credo che sia fondamentale avere una severa disciplina durante la preparazione di un’acrobazia pericolosa..
Beh… Perlomeno fino a quando Bragagnolo non mi ha convinto del contrario…
Lui era infatti il portavoce italiano di una controversa dottrina russa che proclamava di evitare i classici “warm-up” per ottenere una migliore prestazione muscolare.
Fidandomi del mio allenatore di punta, aka “Isef prof“, ho applicato i suoi suggerimenti alla mia successiva partita di baseball dove, dopo aver saltato tutti i riscaldamenti, ho corso a tutta velocità verso la prima base e, senza sorprese per tutti tranne che per me, mi sono stirato il bicipite femorale destro… E’ stato un dolore devastante. Ricordo ancora il mio mitico allenatore ”Cuba” Giorgio Clementi che, portandomi come un bambino, insieme al resto della squadra rideva a crepapelle dicendomi:
”tei, bele robe che te ensegna all’Isef”
Oltre il danno, anche la beffa…
Poi mi sono presentato in classe, camminando con paio di stampelle, ringraziando il Professore per avermi insegnato la grande teoria russa da lui sostenuta…
Bragagnolo si sentì talmente in colpa che organizzò subito un consulto presso la più esclusiva clinica italiana per infortuni sportivi, al San Pellegrino, con il miglior specialista, all’epoca anche medico sportivo dell’Inter.
Pranoterapia, riposo, freddo e caldo, ovviamente non in quest’ordine.., E pochi mesi dopo sono tornato in forma…
Anche se quell’infortunio è rimasto con me per anni a venire, con due ricadute.
Molto più tempo rispetto alle mie tante fratture ossee!
… Ascoltando alla radio il duello finale di salti tra Tamberi e la star del Qatar, mentre in silenzio tifavo per il mio campione italiano, la mia mente, per conto suo, tornava a Bragagnolo…
Credeteci o meno, ma a causa delle sue strampalate teorie “steppasiberiana” e del suo innegabile successo con Sara, era il motivo della mia passione per uno sport in cui avevo del potenziale, ma che non potevo praticare perché la mia mente era su altri estremi, già assorbita dal windsurf e dal surf.
Non ho mai tenuto rancore per Bragagnolo, sapevo che credeva davvero in ciò che predicava.
Ho scoperto di recente che il mio amico ed ex collega Giorgio Montresor, ha scritto un libro in cui rimarca la teoria di Bragagnolo sulla biomeccanica e la sua grandezza nell’insegnamento… E’ intitolato: ”Il Profe che insegnava a sbagliare”.
Una cosa è certa: è anche a causa di quegli “insegnamenti sbagliati” che sono diventato un atleta migliore.
Grazie a Bragagnolo ho potuto anche apprezzare la gigantesca mole di lavoro e dedizione che il salto in alto richiede e il conseguente fantastico traguardo olimpico di Tamberi…
Complimenti Gianmarco, il tuo nome resterà per sempre su ogni almanacco sportivo!