Visita di Roberto Paccher a Chico
La visita di Roberto Paccher
(e la presenza consolare)
venerdì 19 agosto, 2022
Come definire un trentino?
Alcune parole calzano a pennello:
orso buono, non ipocrita, verace, resiliente, solidale, empatico, fedele e monosillabico…
a meno che non si tratti di un politico, in tal caso togliete l’ultima definizione.
Eccovi Roberto Paccher, biennalmente alternato, presidente e vicepresidente della Regione Autonoma Trentino Alto Adige.
Un politico inossidabile, sopravvissuto alle intemperie, perche’ amato e rispettato da ogni fazione politica, indipendentemente dall’ideologia.
Oggi dopo quasi 4 ore di visita ho capito di che pasta (per rimanere in sintonia con uno dei tanti appellativi affibbiatomi: “spaghetti man”) e’ fatto questo gigante buono.
Roberto rende innocua ogni avversità col suo sorriso disarmante, mentre con la sua logica inespugnabile, stimola l’attenzione delle persone intelligenti.
Tipico, ma non restrittivo, delle visite consolari, la durata della visita era prevista per 45 minuti,
una breve tappa in un’affollata lista d’impegni prefissati.
Apro una parentesi apparentemente digressiva, ma in realtà, mera constatazione.
I consoli sono dei commercialisti che gestiscono un patrimonio nazionale all’estero, dove la valuta è costituita dai cittadini.
La mancanza di calore umano tocca la nostra sensibilità di animali sociali, a lungo andare però, col passaggio di tanti consoli in visita, aggiunta alla comprensione delle loro limitate risorse di disponibilità fisica, diviene comprensibile:
si tratta di un pugno di diplomatici al servizio di mezzo milione d’italiani.
Per questo ora apprezzo ogni ritaglio di tempo dedicatomi.
Ad onor del vero chi “suggerisce” le mie visite e l’ufficio Quarto di Roma.
I consoli eseguono i consigli, indipendentemente dal loro coinvolgimento emotivo.
In questo settore mi ritengo estremamente fortunato perché la persona incaricata in questi ultimi anni è Ettore Sequi, un ambasciatore capace e dedicato, per sua stessa definizione “diplomatico, non politico”.
Grazie a lui le mie visite consolari sono diventate di una puntualità religiosa.
Seguire un protocollo non richiede una partecipazione emotiva, ma un imparziale verifica delle condizioni dell’individuo visitato, con immancabile offerta, nei limiti del possibile, di migliorarle.
Quando i dipendenti fanno egregiamente il loro lavoro, anche automatizzati, lo scopo dell’ente sovrapposto, è raggiunto.
Io ho il privilegio di avere molto di più…
in Ettore ho trovato un uomo (come lo e’ stato e tutt’ora lo è Giulio Terzi) che si batte in maniera egregia per il ritorno in patria.
Ettore mi ha aiutato enormemente nell’affrontare Covid e Russia, con date e promesse involontariamente procrastinate.
Roberto e’ riuscito a venire a visitarmi anche per merito suo, tanto e’ trascorso dalla richiesta originale per questa anelata visita.
Visita che ora vi racconto..
Dopo 45 minuti ed in concomitanza col conteggio, alla frase del console ” Bene Caro Chico, purtroppo e’ tempo di lasciarci” Roberto che è venuto a trovarmi col figlio, futuro avvocato, ha risposto “noi rimaniamo, abbiamo cosi’ tanto da raccontarci..” e cosi’ ha fatto.
il console se ne e’ andato con tutto ciò che apparteneva ai Paccher: portafogli, chiavi, telefoni etc. Stoico ed incurante Trentino, fiducioso delle sue capacità di recupero, e’ rimasto con me per altre 3 ore, monopolizzate come di rito dalla mia voce, ma con intermissioni essenziali per portarmi i saluti della mia intera regione ed individuali, primo fra tutti, il presidente della mia Provincia: Maurizio Fugatti che ha accompagnato i saluti con un’accorata lettera.
Con una dignità da mantenere che non permette l’esternazione di debolezza, l’ho terminata e riletta piu’ volte, nel dormitorio, con le mie emozioni al riparo d’occhi indiscreti.
Roberto ed io conoscevamo molto uno dell’altro, ma molto più (come ogni cosa nella vita) era a noi sconosciuto.
Mi sono sentito a mio agio nel raccontare le mie avventure, nella stragrande maggioranza come uomo libero, ma anche alcune salienti vissute tra queste mura.
Ho un paio di annunci in serbo e non mi dispiacerà avere Roberto come nunzio..
dopotutto “ambasciator non porta pena”..
Forse non sarà la panacea che tanto aneliamo, ma sicuramente un piacevole palliativo..
A Roberto come mio solito ho dato anche dei compiti, a dimostrazione di quanto in Trentino anche i capi abbiano i loro capi..
Come avvisa Roberto Fodde tutti coloro che, ignari del pericolo, s’accingono a visitarmi: “l’intenzione all’inizio della visita e’ di dargli una mano..
la realtà è che finita la visita ve ne andrete senza il corpo..”
Una cosa e’ certa che parte del cuore di Roberto Paccher, e l’anima dei miei concittadini, è rimasta qui con me..
ed io, in attesa della roccia e dei canederli, le terrò “strucche”…
Chico